lunedì 4 maggio 2015

Piemonte Misterioso #1

Questa gita è stata una sorpresa fin dal principio. Fidanzato ed io andiamo in brodo di giuggiole per cosucce tipo evocazioni, misteri, coincidenze-storiche-che-forse-coincidenze-non-sono, il tutto visto sempre con un'occhio critico e una buona dose di scetticismo, unite ad una grande passione per il fantastico.
Il tutto è nato da una sua idea: una settimana fa si è presentato con un programma stampato in simil-pergamena, invitandomi ad una gita fuori porta tutta piemontese e tutta misteriosa.

Siamo partiti presto nella mattinata per arrivare fino al Principato di Lucedio, nei pressi della centrale nucleare di Trino, a Vercelli - sveglia come sono ho iniziato a fingere di essere a Pryp'jat', chiamatemi Miss Politically Incorrect.

























Non abbiamo potuto entrare nel Principato vero e proprio in quanto apre ai visitatori solamente di domenica, ma abbiamo visto a distanza l'abbazia di Santa Maria di Lucedio, al cui interno, oltre alla possibilità di sentir scorrere un misterioso corso d'acqua sotterraneo, è possibile vedere una colonna piangente a causa degli orrori di cui sarebbe stata testimone - se un giorno tornerò a Lucedio cercherò di visitare anche questa chiesa. Un'altra particolarità è la posizione di questa chiesa: rivolta a sud, mentre canonicamente le chiese cristiane dovrebbero guardare a nord.

Gli orrori appena citati trovano la loro testimonanza in due luoghi a pochi passi dal Principato: il cimitero abbandonato di Darola e la chiesa di Santa Maria delle Vigne.
Siamo stati molto fortunati ed abbiamo trovato aperti entrambi i complessi. Dico fortunati perché non si tratta affatto di luoghi turistici e c'era il rischio di non poter entrare.
In effetti il cimitero era in un tale stato di abbandono che per un momento mi è parso davvero di trovarmi in un film dell'orrore: il terreno era così pieno di arbusti spontanei, erbacce, rami e radici da non riuscire a distinguere un sentiero percorribile. La natura ha letteralmente ripreso il suo posto e, se mai ci sono state lapidi nel cimitero, ora sono state tolte o distrutte. L'unica cappella presente conserva ancora parti di loculi ormai vuoti - abbiamo controllato, niente cadaveri! - e la piccola chiesa, oltre ad essere fatiscente, pare ospiti tuttora riti "satanici" portati a termine da sette locali. I graffiti tipo pentacoli e croci rovesciate si sprecano.



La leggenda vuole che nel 1684 alcune ragazze e giovani novizie appartenenti al complesso abbaziale di Lucedio abbiano partecipato ad alcuni sabba all'interno del cimitero, all'epoca funzionante, e che i monaci dello stesso complesso siano stati colpiti da degenerazione sessuale. Il motivo? Un'evocazione. Proprio per questo la colonna di Santa Maria di Lucedio passerebbe la giornata a piangere e proprio per risolvere la situazione è stato ideato lo Spartito del Diavolo.

Per vederlo ci siamo spostati di un chilometro, fino alla chiesa di Santa Maria delle Vigne.
Si tratta di una piccola chiesa sconsacrata, anch'essa in stato di degrado proprio come il cimitero, al punto che in molti sul web segnalano la caduta di calcinacci dal soffitto e la possibilità di crolli. Non è vicina alla strada, per raggiungerla occorre aggirare un piccolo cimitero ancora utilizzato e proseguire lungo un sentiero immerso nella natura - quasi come una colonna sonora, un costante ronzio di insetti di dubbio gusto ha accompagnato la nostra visita.
La chiesa è molto suggestiva: immaginatevi un luogo di culto abbandonato, con finestre prive di vetri e muri scrostati, lo sfarfallio delle ali di uccelli e il gracchiare dei corvi. Ciò che otterrete è Santa Maria delle Vigne. Nel 1784 questa chiesa, che ospitava proprio come il cimitero di Darola riti sabbatici, venne sconsacrata da un decreto papale emesso da Pio VI.


L'interno, lo ammetto, è di scarso interesse. L'unico elemento degno di nota è proprio lo spartito, che si può trovare all'interno di un affresco che riproduce un organo a canne, posto sopra il portale d'accesso, nel punto in cui in una chiesa più grande si troverebbe un organo vero.
A cosa serve lo spartito? Durante i sabba che si tennero qui e nel cimitero di Darola, tra gli altri atti demoniaci sarebbe stato evocato uno dei diavoli di Lucifero. Questo spartito imprigionò il demonio in una cripta al di sotto dell'abbazia interna al principato. I tre luoghi sono perciò legati indissolubilmente. Suonando lo spartito nel modo giusto si imprigiona il demone, suonandolo al contrario - dal basso verso l'alto e da destra a sinistra - lo si può liberare.
In realtà uno studio condotto sullo spartito stesso rivela, al di là della leggenda, una serie di simpatiche coincidenze: si tratta di uno spartito palindromo, ovvero che può essere effettivamente suonato in entrambi i modi, al punto che i primi tre accordi ricordano, più che un incipit, la conclusione di un tema musicale; la melodia, se eseguita nel modo corretto, risulta fastidiosa e poco orecchiabile, come se fosse sbagliata, mentre eseguendola alla rovescia è molto più armoniosa e piacevole; infine uno studio ha dimostrato come i tre righi musicali nascondano le parole "DIO", "FEDE" e "ABBAZIA". Per due appassionati come noi questo spartito è come la porchetta nella piadina, una vera prelibatezza.

 La foto purtroppo non è della migliore qualità, ma il muro stesso è in pessimo stato.

Subito dopo abbiamo ripreso la macchina per spostarci fino ad Agrano, un paesino veramente piccolo la cui unica attrazione è la Morta. Si tratta di una mummia, un cadavere perfettamente conservato appartenente ad una donna e ritrovato nel 1792 nel locale ossario. Ciò che rende speciale questo corpo è lo stato di conservazione: sebbene il cranio sia solamente un teschio, in alcuni punti del corpo è possibile riconoscere strati di epidermide e perfino parti degli abiti con cui venne sepolta. Al momento la Morta di Agrano è esposta in una cappella all'esterno della chiesa parrocchiale, impossibile da non notare e visibile dalla strada.
Questo cadavere è divenuto oggetto di devozione, come testimoniano i ceri accesi e gli ex voto che ci sono all'interno della cappella. Affrescati sulla facciata esterna del piccolo sepolcro ci sono una serie di inquietanti memento mori.

L'idea era di proseguire la gita andando verso il Lago d'Orta, lasciando la macchina a Orta San Giulio e prendendo il traghetto per l'isola omonima, principalmente per la leggenda che riguarda la costola di drago esposta all'interno della basilica di San Giulio e secondariamente per abbuffarci vista la nostra fame, ma dopo un'ora intera passata a controllare e ricontrollare ogni singolo e dannatissimo parcheggio abbiamo abbandonato il ridente paesino per cercare un altro posto.
Dopo esserci fatti assalire dal panico pre-prandium, visto che ogni posto minacciava di chiudere nel giro di venti minuti, abbiamo deciso di fermarci alla Locanda da Venanzio. Bellissima l'atmosfera, servizio lento come la messa.

Dopo una puntatina alla statua del San Carlone, a San Carlo di Arona, da cui abbiamo avuto una meravigliosa visuale del Lago Maggiore, ci siamo di nuovo allontanati per raggiungere l'ultima tappa della gita: Briga Novarese, dove ci sarebbe piaciuto entrare nella chiesa di San Tommaso, risalente al secolo XI e contenente un ciclo di affreschi che ci interessava, ma purtroppo l'abbiamo trovata chiusa. Anche dall'esterno, comunque, l'edificio fa la sua bella figura. Sembra quasi una chiesa cattolica scozzese o irlandese, isolata su un'altura in mezzo al verde.


In mancanza degli affreschi abbiamo fatto una passeggiata nel boschetto dietro la chiesa, nel quale pare che si possano avvistare creature fantastiche e fuochi fatui - e sì, io sono convinta che i fuochi fatui siano degli allegri spiritelli azzurri che gemono come nel film Brave.

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